La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) si basa su una concettualizzazione dei problemi sempre in termini cognitivi. Si parte cioè dal modo di pensare attuale e dai comportamenti della persona per poi risalire ai fattori scatenanti e ai modelli chiave, appresi durante l’infanzia, di interpretazione della realtà.
Può essere definita:
• Pratica e tangibile. Il fine ultimo della terapia cognitivo-comportamentale è la risoluzione dei disagi psicologici, riuscendo ad eliminare attacchi di panico, depressione, difficoltà relazionali etc.
• Focalizzata sul “qui e subito”. Se è vero che il passato aiuta ad individuare i problemi del paziente, è pur vero che non aiuta a risolverli. Per questo motivo la terapia cognitivo-comportamentale è incentrata sul presente e sul futuro, cercando di liberare nell’immediato il paziente dal disagio, piuttosto che spiegargli la causa.
• A breve termine. La durata delle sedute di terapia cognitivo-comportamentale varia solitamente dai 6 ai 12 mesi (in base al singolo caso), con cadenza settimanale.
• Finalizzata all’obiettivo. Terapeuta e dottore lavorano insieme concordando la terapia da seguire, gli accorgimenti e la diagnosi. Il terapeuta provvede ad individuare, a distanza di brevi periodi, eventuali miglioramenti del paziente.
• Attiva. Il ruolo di terapeuta e paziente è decisamente attivo, nel senso che il primo spiega al secondo problema e soluzione del disagio psicologico. A sua volta il paziente, al di fuori della seduta, si impegna per applicare gli insegnamenti e le indicazioni del terapeuta.
• Provata scientificamente. La terapia cognitivo-comportamentale è stato accertato da diversi studi clinici che rappresenta una delle metodologie più utili per risolvere problemi psicologici.